sabato 7 aprile 2012

youth, ed oltre

    Quando ero giovane ero abbagliato dal Sol dell'Avvenire.

"Youth" - come sentenziava il poeta:
"We have tomorrow, bright before us like a flame.
Yesterday, a night-gone thing, a sun-down name.
And dawn-today, broad arch above the road we came."
                                                            (Langston Hughes)
("Gioventù"
"Noi abbiamo il domani, luminoso avanti a noi come una fiamma.
Ieri è una cosa andata con la notte, un nome tramontato.
E l'oggi è un'alba, grande arco sulla strada che percorriamo.")

    E siccome ero un tipo avventuroso e quel posto dov'ero non mi piaceva affatto, anzi mi faceva orrore, andai alla stazione centrale, pagai un biglietto e presi un bel treno scintillante per destinazione Sol dell'Avvenire. Imparai così che i treni quasi sempre si perdono, ne incolpai quei binari scassati, quel groviglio di scambi senza manutenzione, la segnaletica illegibile, quei ferrovieri più preoccupati del loro treno che dei loro passeggeri: non arrivai mai al Sol dell'Avvenire e chiesi di scendere."Se non ti piace questo treno prendine un altro, traditore, e vedrai quanto ti pentirai!", mi urlarono, e mi scaricarono senza neanche fermarsi; ma stavano quasi fermi, come al solito.

    Così mi decisi a studiare la geografia e capii che quella stazione non esiste. Una truffa. Da allora ci sono invecchiato per capire perché quasi tutti continuano a preferire grossi treni ben lucidati e pubblicizzati dai nomi altisonanti ma con vaghe destinazioni metafisiche tipo "Legge e Ordine", "Benessere e Felicità", "Solidarietà e Uguaglianza", "Equità e Sicurezza", che come tutti gli assoluti non esistono sull'atlante del mondo reale. Sui dépliants di quei treni, finanziati soprattutto con le tasse di tutti i cittadini, si spiega che il biglietto costa poco; che c'è un regolamento pieno di limitazioni da rispettare; che non tutti possono salire (c'è una commissione che esamina, respinge o espelle i passeggeri non conformi al regolamento, quasi a sottolineare "qui siamo tutti uguali, dentro la testa!"); c'è anche una lunghissima lista di fermate intermedie continuamente scandite dagli altoparlanti ma dove non si arriva quasi mai, anche se qualcuna esiste veramente.
    E' risaputo che mai nessuno di quei treni è arrivato alla sua lontana destinazione, e spesso neanche alla prima fermata, ma sono affollatissimi di tifosi che vogliono illudersi di pensarla tutti allo stesso modo, e che vanno in delirio come allo stadio quando il loro treno blocca o viene bloccato da un altro treno: credo che il loro vero scopo non sia quello di arrivare all'impossibile destinazione, ma di impedire che ci arrivino gli altri treni, ritenuti - quelli si - pericolosissimi.

    Essendo un cultore della massima latina "errare umanum est, perseverare diabolicum", da allora io mi accontento di prendere, di tanto in tanto, uno scomodo ma agile trenino sconosciuto ai più e disprezzato dagli altri, che reca un cartello con la destinazione scritto a pennarello. Nessuno ti chiede chi sei e cosa fai, ma hai un solo obbligo: pagare un biglietto molto più caro degli altri, anche se come treno è piuttosto scomodo. Ci trovi un'umanità alla Bunuel: pensionati e giovani rampanti, nani, pornostar, geni, cretini, barboni, casalinghe, militari, monache, vu' cumpra', eremiti e carrieristi. C'è pure un capotreno vecchio come Matusalemme che si limita a biascicare frasi incomprensibili subito tradotte in azioni da scodinzolanti interpreti abbrutiti dalla fatica: ogni tanto qualcuno di loro salta al volo sui treni belli per fare finalmente un po' di dolce vita.
    Siccome si tratta di un treno nessuno dei miei conoscenti mi chiede cosa sto a fare con "quelli là", se invece fosse un partito politico mi toccherebbe rispondergli che tutti abbiamo in comune la prossima fermata, poi ognuno continuerà la strada che si è prefisso: ma la cosa gli sembrerebbe meno ovvia.
Anche se nessuno te lo impone, puoi anche collaborare con il personale a raggiungere la destinazione, che non è mai troppo lontana: a volte è la prima e unica fermata, a volte prevede un paio di fermate intermedie, tutte ben presenti nell'atlante geografico e nel biglietto che hai pagato. Non ci crederete, ma quasi sempre mi ha portato dove volevo, e mi ha cambiato la vita. Il mio trenino è talmente agile che riesce quasi sempre a schivare i grossi treni che ingombrano i binari e che cercano di sbarrargli il passo. Qualche volta è capitato di trovarci con tutti gli altri treni a bloccarci, e perfino di non poter raggiungere la destinazione; alcuni passeggeri sono scesi, altri saliti, e per continuare abbiamo dovuto pagare un altro biglietto: senza energia la motrice non cammina. Ma è sempre più malridotto e non so quanto resisterà.

   All'inizio non capivo perché il mio trenino avesse così pochi passeggeri, anche se alle stazioni la gente si lamentava di quei grossi carrozzoni lucidi che continuavano a non portarla da nessuna parte, ma poi ho capito: agli uomini piace più sognare un grande sogno, sentirsi in tanti e illudersi di pensarla tutti allo stesso modo, piuttosto che vivere da diversi e raggiungere un sogno reale. E infatti il sogno se lo scelgono tanto grande da essere irraggiungibile.
   E, per uscire dalla metafora, vedi link:  http://rottamatoio.blogspot.it/2012/02/politica-4-il-partito-aperto-e-i-suoi.html

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